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Recensione The First Slam Dunk: scintillante anime sportivo

Mar 05, 2024

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Se sei mai stato travolto dall'ansia che deriva dalla visione di sport agonistici, potresti riconoscere la sensazione del tempo che si deforma con il ritmo del gioco: un tratto particolarmente feroce scorrerà via; una palla giocata in un momento cruciale sembra sospesa nell'aria per un'eternità. L'anime sul basket di Inoue Takehiko The First Slam Dunk spinge questo effetto all'estremo. Quando il ritmo aumenta, i tamburi risuonano e il colore sbianca in linee di movimento grezze e monocromatiche. Ma quando rallenta, silenzio; anche il più semplice tiro in sospensione viene analizzato con dettagli scrupolosi e metodici.

Questo mercuriale tira e molla è qualcosa di unicamente possibile nel linguaggio visivo dell'animazione, e in particolare negli anime sportivi, un sottogenere che può prendere qualcosa di minuscolo come, per esempio, una partita di basket del liceo, e trasfigurarlo in un gioco ad alto rischio, alto. -fantasia ottana di velocità e suono. Programmi TV come Haikyuu!! (2014, sulla pallavolo) o Hajime no ippo (2000 – boxe) – con le loro personalità straordinarie e la tavolozza visiva iperreale – trattano lo sport con la stessa beatifica riverenza con cui George Miller riguarderebbe un inseguimento in macchina o John Woo uno scontro a fuoco.

E ci sono pochi esempi più iconici di questo stile di Slam Dunk, il manga più venduto il cui adattamento anime televisivo è arrivato sugli schermi giapponesi a metà degli anni '90 e ha scatenato una mania per il basket nel paese. Gran parte del suo fascino era dovuto al protagonista, la pecora nera dai capelli rossi, Sakuragi Hanamichi, un giovane delinquente diventato ala potente esordiente il cui stile di gioco irregolare e non ortodosso lo rende una presenza irresistibile (ed esasperante) dentro e fuori dal campo. La trasformazione di Sakuragi da dilettante avventato a formidabile specialista del rimbalzo va di pari passo con l'ascesa della sua squadra disordinata della Shohoku High School, che alla fine riesce a rovesciare i tre volte campioni nazionali della Sannoh High.

È stata una sorpresa per i fan veterani di Slam Dunk, quindi, quando il regista e autore del manga originale Inoue Takehiko ha scelto di retrocedere Sakuragi a un ruolo secondario in questo nuovo adattamento cinematografico. Invece, sposta la sua attenzione su Miyagi Ryota, il meditabondo playmaker il cui aspetto robusto maschera un profondo dolore per la morte del fratello maggiore diversi anni prima. Inoue sfrutta anche il vantaggio di avere un budget maggiore in un tempo di esecuzione più breve sperimentando uno stile di animazione ibrido 2D-3D strutturato e tattile per le scene di basket del film.

Entrambe le scommesse ripagano. L'animazione, in particolare, brilla. Mentre altri film anime hanno utilizzato l'animazione ibrida con grande effetto (Promare, 2019; Belle, 2021), il film di Inoue si distingue nell'applicarla a qualcosa di così visceralmente fisico come lo sport. L'anime originale degli anni '90 era vincolato da fotogrammi fissi, cicli di esecuzione ripetitivi ed espressioni statiche. Al contrario, The First Slam Dunk scorre come l'acqua: non solo nel movimento balletico dei personaggi, ma anche nella telecamera stessa, che si tuffa e oscilla per seguire ogni pulsione in tempo reale. Il film si espande e si contrae non solo con il tempo ma anche con lo spazio: un passaggio chiave sembra allungare il campo stesso, mentre la difesa a zona sembra minacciosamente claustrofobica. Le scene alternano senza sforzo tra il macro e il micro, tra viste panoramiche della palestra e dettagli di piedi che strascicano, gocce di sudore, l'eleganza meccanica di un polso che scatta in un tiro con il gancio.

Nel frattempo, l'attenzione di Inoue su Miyagi conferisce al film un'intimità disarmante e concreta che fornisce il necessario contrappeso al ritmo violento e turbolento dell'incontro Shohoku-Sannoh. Apprendiamo attraverso i flashback che Miyagi ha imparato a giocare a basket da suo fratello Sota, che idolatrava e invidiava in egual misura. Dopo la morte di Sota, il basket diventa per Miyagi sia un meccanismo di coping che un'ossessione tossica, un tentativo impossibile di rispecchiare l'uomo che Sota non è mai cresciuto. Il Miyagi più anziano – conciso, scostante, felice di picchiare o addirittura prenderne uno lui stesso purché lo protegga dalla vulnerabilità – possiede comunque una grazia e una tenerezza che possono essere percepite nel suo gioco, se non nella sua conversazione. Laddove Sakuragi è tutto superficiale, con il cuore vivo sulla manica, Miyagi rappresenta una passione più profonda e inconscia per questo sport.